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Il sogno di Erika (autore Mblanc61)


di Membro VIP di Annunci69.it GangbangBologna
14.01.2019    |    631    |    4 9.7
"Mentre io scivolo sotto le coperte e li osservo rivestirsi, Marco si siede sul bordo del letto disfatto e mi dà un bacio..."
Mentre, già nuda, aspetto che Marco e gli altri uomini arrivino, l’agitazione
aumenta e vorrei non trovarmi in questa situazione. Non posso tornare indietro:
tra meno di mezz’ora dovrebbero arrivare e non c’è più il tempo per cambiare
idea.
Marco è diventato il mio amante da qualche mese ed anche il mio confidente.
Mentre mi guardo allo specchio del bagno, finendo di truccarmi e profumarmi,
sorseggio la vodka che ho versato in un bicchiere da vino appoggiato sul
lavandino sperando che mitighi un po’ l’ansia. In cosa mi sto invischiando? Sto
facendo una stronzata!
Anche l’idea di trovarci a casa mia, per quanto Andrea sia in trasferta lontano
da qui, è troppo rischiosa! Come ho fatto a essere così superficiale? I vicini
potrebbero accorgersi che sta succedendo qualcosa di strano; mia suocera
potrebbe chiamare; potrebbe succedere di tutto ed io sarei scoperta,
sputtanata.
Si, sarà anche una stronzata rischiosa, ma è da dieci anni che scopo poco e
male e non è giusto! Andrea è una brava persona ma fare sesso con lui mi
annoia. Ho più fantasia di mio marito e voglio soddisfarla: vada come vada!
Marco mi ha detto che saranno in sei: ragazzi che conosce e con i quali si è già
trovato in situazioni del genere. Sto per essere scopata da un gruppo di
maschi: un desiderio che si realizza! La vodka mi ha aiutata a cambiare punto
di vista e adesso non vedo l’ora che arrivino e si approfittino di me!
Verso ancora due dita di distillato nel bicchiere, metti un po’ di musica, mi
copro le spalle con un plaid e mi accoccolo sul divano col telefono vicino,
aspettando che Marco mi dica che sono arrivati.
Il telefono sibila l’arrivo di un messaggio: SIAMO SOTTO CASA TUA. Ci siamo,
iniziano i giochi.
Non voglio che aspettino in strada correndo il rischio di farsi vedere, così corro
scalza fino al citofono e gli apro il portone. Socchiudo la porta rimanendole
dietro, completamente nuda. Vedo la lucetta dell’ascensore illuminarsi e lo
sento salire. Si ferma al piano e si apre la porta metallica: vedo subito Marco, e
dietro di lui due uomini sconosciuti chiusi nei loro giacconi invernali. Dalle scale
arrivano altri tre uomini e si riuniscono sul mio pianerottolo. Marco apre la porta
dalla quale mi lascio nascondere, e rapidamente sono tutti nell’ingrasso del
mio appartamento. Non una parola finché la porta non si richiude alle loro
spalle. Poi, senza essersi accorti che sono dietro di loro, nuda, a pochi
centimetri di distanza, uno chiede: “Dov’è la troia?”.
“Sono qui” rispondo io.
Marco sa come amo sentirmi trattata ed eravamo d’accordo che spiegasse
chiaramente a tutto il gruppo le mie esigenze: sbranata da un gruppo di uomini
famelici e senza nessun riguardo, bisognosi di una troia calda per svuotarsi i
coglioni. Beh, dev’essere stato davvero chiaro nelle spiegazioni perché vengo
sollevata di peso, portata in camera e appoggiata sul letto matrimoniale. La
luce è spenta ma dalla porta rimasta aperta arriva la luce della sala che mi
permette di vederli mentre si spogliano ai tre lati del letto.
Il primo a rimanere nudo allunga un braccio e mi afferra i capelli dietro la nuca
portandomi con la faccia davanti al suo cazzo. Come glielo prendo in bocca lo
sento che ghignando dice agli altri che si prospetta proprio una bella serata.
Qualcuno gli risponde ridendo. Altri cazzi si avvicinano alla mia faccia e mi
viene afferrata la testa intimandomi di girarla a destra o sinistra per assaggiarli
tutti.
“Ehi, giratela che non riesce a sbocchinarci tutti: mettetela in ginocchio!”. Mi
sento trattata come se la mia opinione non contasse niente: un oggetto
sessuale da usare senza porsi problemi.
Mi girano piazzandomi in ginocchio, rivolta verso la testata del letto
matrimoniale dove dormo e faccio l’amore con mio marito. Due di loro si
stendono affiancati col pube all’altezza della mia faccia, e mi mettono
alternatamente i cazzi duri fino in gola tenendomi ferma la testa; il mio sedere
è rivolto verso gli altri, sollevato, divaricato, in attesa.
“Ha un bel culo la tua amica: ma possiamo fotterlo, vero?” dice uno.
“Certo che potete, siamo qui per questo!” sento che gli risponde Marco
ridendo.
Due dita mi si insinuano nella vagina bagnata come farebbero per togliere le
interiora ad un pesce, poi mi si infilano nel culo senza nessun riguardo. Mugolo
dal male con un cazzo che mi soffoca.
“Se adesso ti fanno male due dita, quando ci saremo passati tutti sarà diversa
la situazione, sai bella?”
Due mani mi afferrano per i fianchi e un uccello durissimo mi si infila nella
passera senza che le due dita siano ancora uscite dal sedere: lo sbattimento è
così intenso che devo sollevare la testa e raddrizzare le braccia. La mia vagina
rumoreggia come uova sbattute finché vengo urlando. Il cazzo che mi stava
scopando mi si presenta davanti alla faccia e mi si infila in bocca riempiendola
di fiotti di sborra calda.
Anche le due dita si sfilano, ma sento la punta di un cazzo che esercita
pressione sul buco del sedere che comincia a cedere. E’ grosso, più grosso di
quello di Marco che è stato l’unico che mi ha mai inculato prima, ma cerco di
non opporre resistenza ed accoglierlo dentro di me. Quando è finalmente
dentro e comincia a scorrere è lunghissimo: mi porto una mano tra le chiappe
per sentire se è entrato tutto, ma almeno tre dita di quel cazzo enorme sono
ancora fuori di me ma io sono piena fino in fondo: fa male se spingi! Con il
braccio teso dietro la schiena cerco di impedirgli di penetrarmi fino in fondo e
comincio a godermi quest’inculata colossale che mi sta sventrando.
Senza lasciare che il palo sfugga dal mio sedere, tre di loro mi girano a pancia
in su per potermi scopare in bocca comodamente. Soffoco e lacrimo mentre​
dalla bocca mi escono dei gorgoglii. Senza spostarmi da questa posizione
supina comincia un turn-over attorno al mio sedere e alla mia bocca. Mi
scopano fino a venire, poi mi riempiono la bocca di sperma, mi si siedono in
faccia per farsi leccare il culo, poi ancora me lo infilano nel sedere senza
incontrare più nessun ostacolo.
Quando sembra che tutto si stia spegnendo, che l’eccitazione e la foga stiano
cedendo il passo alla stanchezza, Marco ci chiede di fare una foto per ricordare
la serata.
“Non voglio fare una foto! Non riconoscibile, almeno!”. Le mie suppliche
vengono ascoltate, e mi concedono una cuffia di lana sulla testa a coprire tutta
la faccia e i capelli.
“Non vorrai correre il rischio di credere che è stato solo un sogno, vero? Questa
foto ti ricorderà quanto sei troia per il resto della vita!”.
Così adesso ho una cartella segreta nella memoria del telefono che contiene
una sola foto dove ci sono io a gambe aperte che metto in mostra la mia zona
genitale rasata e arrossata come quella di una scimmia, circondata da sei
uomini nudi col pollice alzato in segno di vittoria.
Mentre io scivolo sotto le coperte e li osservo rivestirsi, Marco si siede sul
bordo del letto disfatto e mi dà un bacio. “E’ andata come volevi?” mi chiede.
“E’ stato incredibile, sono stordita.”
“Bene, adesso dormi. Ci sentiamo domani. Va bene?”
“Ok, grazie a tutti ragazzi.” Dico rivolgendomi agli altri.
“Grazie a te! Se mai ti tornasse la voglia, noi siamo quelli di GangBangBologna:
chiamaci!”
Volevo sentirmi troia e mi ci hanno fatto sentire, eccome!
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